Le dichiarazioni di Simone Casali, European Scouting Director dei Brooklyn Nets, a Cantieri Aperti 365
E’ stato un 1° maggio all’insegna del basket d’oltreoceano per il team di Cantieri Aperti 365 che ha coinvolto nella sua chiacchierata Simone Casali, european scouting director dei Brooklyn Nets.
Così lo scout spiega quello che è il suo lavoro per la franchigia newyorkese:
”Mi occupo di tenere sotto controllo tutti i mercati al di fuori di quello americano, scoutizzando sia giocatori in formazione, ma anche quello ormai evoluti. La tecnologia ci aiuta ad essere sempre connessi, alterniamo molto la parte sul campo viaggiando in ogni dove, che quella video. Non bisogna tanto valutare il giocatore all’interno del suo sistema di squadra, quanto a livello individuale. Ci sono giocatori che si esaltano in determinate situazioni, come altri che invece diminuiscono il proprio potenziale”.
Un mondo, quello dello scout, che è molto cambiato nel corso degli anni:
”Ormai si trova davvero di tutto, nell’ultimo decennio non bisogna nemmeno più scovare qualcuno che gli altri ancora non conoscono. Nel 99% si lavora su giocatori che tutti conoscono, l’obiettivo allora diventa avere più info possibili e un quadro più completo. Il talent scout che scopre il giocatore nel campetto di periferia non esiste più. Se c’è un ragazzino in Armenia viene fuori, poi è compito nostro capire se vale o no”.
Tante passioni nella vita ‘precedente’ di Casali sono tornate utili nella sua attuale professione, come quella per la statistica e gli anni da allenatore delle giovanili o da team manager:
”Mi sono servite per vedere i giocatori da tante diverse angolazioni e fare valutazioni migliori. Per le statistiche valutare un giocatore non solo da quelli che sono i dati base, per l’allenatore invece per la valutazione della persona, vedere le sue reazioni sul campo, ma anche come dirigente per capire cosa ha davvero bisogno il giocatore nella quotidianità”.
Il mondo della NBA dista ancora anni luce da quello europeo:
”Il rapporto è di 10:1 tra quella che è una franchigia e un club. Il NBA si lavora davvero sul lungo periodo, con archi temporali di 4 o 5 anni. Nulla è lasciato al caso, c’è una persona per tutto perché dietro ogni decisione ci sono milioni di dollari, ogni decisione ti può cambiare la storia della franchigia se la azzecchi o meno. Sicuramente le squadre di Eurolega stanno crescendo molto da questo punto di vista”.
Per costruire una squadra, vi collaborano tanti comparti:
”Tutti fanno parte per davvero della squadra, non si prende un giocatore solo per vincere due partite in più. C’è una grande collaborazione tra tutti gli uffici, solo per prendere un giocatore c’è il reparto scouting, quello analytics, quello economico e poi quello tecnico; infine tutto viene messo insieme dai GM che sono i decision maker”.
Sull’eventuale ripartenza della NBA:
”Devo dire che sono tutti pronti. Nel momento in cui dovesse trovarsi una strada si potrà ripartire, ma non si sa davvero se trovare la strada sarà possibile. Sappiamo quanto sia imprevedibile questa situazione così sconosciuta. Ad esempio dall’8 maggio alcune franchigie potranno tornare ad allenarsi, ma non tutte. Noi ad esempio saremo ancora in zona rossa”.
Il Draft sarà un momento particolare anche per il lavoro svolto dagli scout:
”Sarà particolare, anche solo per il periodo diverso. Ho seguito il Draft NFL, la cosa particolare è stata che si è dovuto fare molto più lavoro video in profondità rispetto al solito. La cosa peggiore è non avere i giocatori nella propria palestra. Per tutti sarà un problema, anche per i ragazzi, perderanno il fatto di viverlo per davvero. Qualcuno sarà anche avvantaggiato da questo minor approfondimento, qualcuno che magari si sarebbe esaltato alla Final Four decisamente meno”.
Sulla novità che alcuni giocatori passeranno direttamente dalla High School alla G-League, Casali commenta così:
”E’ parte del cambiamento, 30 anni fa avevi grande esposizione solo se andavi in NCAA, era l’unico modo per farti vedere dalla NBA, ma il mondo è diverso ora. Questa, ad esempio, è la risposta alla fuga in Australia di alcuni l’anno passato. Sarà una sorta di NBA Academy, non faranno proprio a G-League ma giocheranno contro altre Academy. La vedo una cosa positiva, adesso la NCAA lavorerà per dare un prodotto ancora migliore.
La competitività fa migliorare tutti”.