L’Olimpia, dopo la cena di squadra di domenica sera, ha cominciato a lavorare collettivamente nella giornata di lunedì presso la palestra del Mediolanum Forum
Primo allenamento di squadra per i nuovi giocatori dell’Olimpia Milano Jerian Grant, Devon Hall, Troy Daniels, Dinos Mitoglou, Pippo Ricci e Davide Alviti, oltre che per Nicolò Melli.
Con loro, presenti anche Gianmarco Pozzecco, la novità dello staff tecnico, e Francesco Cuzzolin, nuovo consulente del Performance Team. Andrea Traini, playmaker di Loreto, classe 1992, lo scorso anno alla Real Sebastiani Rieti, è stato aggregato alla prima squadra per questa prima fase di lavoro. Tra l’altro oggi era anche il suo 29° compleanno. La squadra ha lavorato prima sotto la guida del preparatore atletico Giustino Danesi, alla nona stagione in biancorosso, e poi di Coach Ettore Messina, che successivamente ha incontrato i media.
Primo giorno di lavoro di squadra e prime indicazioni arrivate da Coach Ettore Messina dopo l’allenamento che ha inaugurato la stagione. Prima però è stato necessario chiudere il capitolo relativo alla stagione passata: “E’ stata molto buona, non voglio dimenticare i primi nove mesi a causa degli ultimi 10 giorni, quando abbiamo vinto 21 partite di EuroLeague e anche due coppe. Per usare un termine in voga oggi, vorremmo finire il lavoro incompiuto.
Mi consolo pensando che noi dobbiamo mettere a posto 10 giorni, la Virtus ad esempio gli altri nove mesi. E’ solo una battuta. L’obiettivo in Europa è tornare a fare i playoff, e non sarà facile, perché poi può succedere di tutto, anche tornare alla Final Four, la seconda consecutiva sarebbe un risultato inimmaginabile, ma l’obiettivo resta lo stesso.
Per non avere problemi in quei dieci giorni abbiamo cercato di rendere la squadra più profonda e avere italiani che ci permettano ad esempio di non chiedere a Datome di giocare più partite di chiunque altro, com’è accaduto l’anno scorso per trovarlo in affanno alla fine dopo una stagione importante”.
Sulla passata stagione: “La squadra ha dato tutto quello che poteva dare, da un punto di vista fisico e mentale, per giocare la Final Four il più possibile alla pari contro una squadra che ci aveva battuto due volte e contro cui il pronostico era chiuso.
Invece siamo andati ad un tiro dal giocare per il titolo europeo. Sull’onda anche della partita vinta con il CSKA Mosca per chiudere al terzo posto, siamo tornati, abbiamo chiuso la serie con Venezia e forse pensato che stanchezza fisica e mentale potessero essere superate anche in finale. Invece ci siamo complicati la vita perdendo Gara 1, esprimendoci molto al di sotto del nostro standard, tra l’altro dopo averla approcciata bene. Lì è diventata mentalmente e fisicamente una serie in salita, ricordo anche che Datome e Hines avevano già dato tutto quello che avevano da dare. Nelle altre gare, infatti, abbiamo tenuto per un tempo poi siamo sempre calati.
Loro hanno avuto il grande merito dopo una stagione, senza offendere nessuno, travagliata di trovarsi al meglio nel momento decisivo della stagione; noi al contrario abbiamo avuto il demerito dopo una stagione dominata di non saper raccogliere. Ma se devo dimenticare tutto quello che abbiamo fatto, nonostante l’amarezza, la rabbia e il dispiacere per una finale persa, rispondo che non ci sto.
Fino alla serie con il Bayern ricordo gente che mi fermava per strada e diceva che avrebbe sacrificato tre scudetti per una Final Four. Non è quello che farei io, ma il desiderio di una gran parte dei nostri tifosi era quello di tornare a fare una Final Four dopo tantissimi anni. E poi abbiamo vinto Supercoppa e Coppa Italia, vinto tante partite importanti, non dimentico neppure che per andare ai playoff, che era il nostro obiettivo in EuroLeague e lo sarà ancora, abbiamo vinto 21 partite, battendo squadre che non battevamo da molto tempo.
Non ci è piaciuto come abbiamo finito, abbiamo fatto i complimenti a loro, che hanno vinto con merito, ma non ci dimentichiamo degli altri nove mesi. Credo che non lo faranno nemmeno loro. Ora spero che chi deve rimediare 10 giorni abbia successo e non lo abbia chi deve rimediare nove mesi”.
Sulla nuova Olimpia: “Credo che la profondità sia aumentata, che la fisicità sia aumentata, che la capacità di passare la palla sia migliorata.
Ci mancheranno altre cose, ad esempio la capacità di Kevin Punter di attaccare i cambi difensivi quindi dovremo trovare soluzioni che probabilmente troveremo. Dovremo recuperare la qualitò che ci davano nei loro minuti sia Vlado Micov che Michael Roll, così come l’energia che ha avuto Zach LeDay almeno fino alla Coppa Italia prima di farsi male.
A questo dovranno rimediare sia Mitoglou che Ricci. Ma soprattutto credo che ci sia una profondità diversa”.
Su Nicolò Melli: “Mi aspetto che sia quello che è stato al Fenerbahce e prima al Bamberg, che è stato in Nazionale, è un ragazzo maturato ogni anno un po’ di più, è un giocatore in grado di giocare due ruoli, soprattutto di partecipare allo sviluppo dell’azione.
Non è il tipo che va in angolo e aspetta di finire l’azione. Inoltre, è un giocatore che ha la capacità di parlare ai compagni con la voce e con l’esempio. E’ un valore importante”.
Sul nuovo Capitano: “Ne parleremo con la squadra, ma posso anticipare da milanista che non seguirò il pensiero del nostro grande ex allenatore, Max Allegri. Da noi, se dovesse essere il caso, l’esperienza pregressa farà testo”.
Sugli obiettivi di mercato: “La prima cosa è stata cercare di proteggerci da eventuali infortuni di Malcolm Delaney e Sergio Rodriguez.
Poi per noi era molto importante Nicolò Melli. Lui e, quando è diventato disponibile, anche Pippo Ricci. Abbiamo preso due giocatori italiani bravi, che servono per vincere il campionato. E vale anche per Davide Alviti”.
Su Kaleb Tarczewski: “Mi aspetto che torni a giocare semplice, che prenda posizione profondo e schiacci un po’ di più la palla.
Lo scorso anno abbiamo provato ad ampliare il suo repertorio, a spingerlo ad usare anche il tiro da tre-quattro metri, un po’ come Kyle Hines. Volevamo che questo fosse un di più, invece probabilmente gli ha creato delle insicurezze. Noi dovremo aiutarlo come allenatori e lui dovrà aiutare noi.
Ho la sensazione che sia venuto con la sua abituale positività, energia, voglia di spaccare il mondo”.
Sull’EuroLeague: “Lo scorso anno ci sono servite 20 vittorie per la matematica qualificazione e poi 21 per avere il vantaggio del fattore campo.
Mi aspetto che la soglia si abbassi, perché con il pubblico qualche squadra avrà un vantaggio e perderà di meno in casa, poi non credo ci sarà un’altra squadra, come è stato il Khimki che vincendo solo due gare permetta a tutti di fare punti”.
Sul campionato: “E’ il mio terzo anno da quando sono tornato e ogni stagione mi sembra sia un campionato italiano più competitivo, più bello e incerto. Ci siamo rinforzati noi, l’ha fatto la Virtus, l’ha fatto anche Venezia. Per i tifosi è una bella cosa”.
Sulla Nazionale: “Il messaggio più importante è che non esistono le partite scontate, con risultato acquisito prima di giocare, invece c’è sempre una possibilità.
Poi giocatori come Pajola, Mannion, Fontecchio, Polonara è stato molto bello aver fatto un passo avanti così deciso giocando in casa della Serbia. Quando si ottengono certi risultati si spera sempre che ci sia la possibilità di sfruttare il risultato per qualcosa di bello per tutto il movimento. Spero che questa volta succeda”.
Su Malcolm Delaney: “Per il momento, è importante che stia recuperando al meglio. Quello che ha giocato i playoff contro il Bayern è stato probabilmente il più vicino al vero Delaney. Quello è il giocatore che speriamo di avere, quando sarà davvero pronto”.
Sui nuovi: “Devon Hall per come lo conoscono i tifosi è assimilabile come situazione, non come giocatore, a Shavon Shields.
Ha avuto una buona stagione a Bamberg fino a quando si è fatto male e potrebbe essere un giocatore che dimostra fin da subito di essere da EuroLeague. Lo stesso Jerian Grant che ha giocato per la prima volta in Europa l’ha fatto bene. Troy Daniels, che non è mai uscito dagli Stati Uniti, ha grande capacitò di tiro, grande raggio di tiro e potrebbe essere anche lui un giocatore in grado di giocare subito un’ottima EuroLeague.
Lo stesso Davide Alviti che ha caratteristiche potrebbero essere quelle di un simil Gigi in campionato. Hall, Grant e Daniels sono giocatori con chiare caratteristiche offensive, quindi la chiave è la tenuta difensiva, la capacità di affrontare il livello di contatto e fisicità che c’è in EuroLeague. E’ stato così anche per Shavon Shields. Mitoglou è un 2.10 che può giocare anche lui due ruoli, con una mobilità diversa da quella di Kaleb e un gran tiro”.
Sulla riapertura: “Credo che le minacce non servano a niente, penso sia una buona idea dimostrare che con il 35% di capienza si possa giocare in totale sicurezza, per poi avere la possibilità che le nostre richieste vengano accolte.
Parlare di una serrata non mi sembrerebbe fattibile. Molte squadre giocano le coppe e non vedo il senso di non giocare in campionato con il pubblico al 35% per poi farlo in coppa, con lo stesso 35%.
Una certa pressione è doverosa, ma in questa situazione credo che il Governo abbia problemi più pressanti, penso a Kabul, più che la salute economica della società di basket e pallavolo”.
L’effetto COVID-19 sulla passata stagione: “E’ stata richiesta ai giocatori un’autodisciplina enorme, anche nel cercare di stare attenti ai contatti, di non rischiare, di fare un test la mattina con il dubbio che se fosse stato positivo avrebbe messo a rischio tutta la squadra.
Per i giocatori, soprattutto quelli che non hanno avuto la possibilità di avere con loro la famiglia o che non l’hanno, è stata un’annata molto molto difficile. Sono stati tutti molto bravi, non solo i nostri”.