Le dichiarazioni del presidente della FIP Gianni Petrucci a Ilcaffèonline.it
Secondo quanto trapela da ‘La Gazzetta dello Sport’, la Lega Basket Serie A – nell’Assemblea di Lega in programma domani, venerdì 15 maggio – avrebbe deciso di optare per una votazione affinchè venga chiesto alla FIP che il prossimo campionato venga organizzato senza retrocessioni e a 18 squadre. In considerazione del fatto che, fin dalla sua nascita nel 1948, la LBA mai aveva avanzato la richiesta di abolire le retrocessioni prima d’ora.
L’obiettivo finale sarebbe quello di formare una Serie A a 14 squadre, 16 al massimo. Per la 18esima squadra, attualmente sarebbero in lizza i club di Torino e Ravenna, le due squadre migliori della passata stagione di Serie A2 per quanto riguarda i piazzamenti in classifica.
La prossima stagione 2020/2021 dovrebbe, dunque, prevedere un format a 18 squadre, mentre quella successiva 2021/2022 dovrebbe essere formata da venti squadre con due gironi da dieci e con formule da decidere. Per evitare – in vista della richiesta di annullamento delle retrocessioni – che ci siano club che vivacchino senza reali ambizioni sportive potrebbe essere introdotto un termine minimo di investimento contrattuale.
Al vaglio anche una ipotetica ‘clausola COVID-19’ nei contratti dei giocatori, che andrebbe a tutelare i club nel caso in cui un proprio tesserato dovesse contrarre il virus. I dettagli della clausola non sono stati resi noti.
Il presidente Petrucci ha parlato della situazione che il panorama nazionale del basket sta vivendo in questo momento:
”Se abbiamo deciso di fermare i campionati è perché evidentemente non si poteva fare diversamente. Molte le considerazioni che abbiamo fatto, mentre mancavano ancora tante giornate alla fine della fase regolare. Inoltre tutte e tre le leghe, di serie A, nazionale e femminile, hanno condiviso le nostre considerazioni e preoccupazioni. Sono state al nostro fianco e hanno permesso al Consiglio Federale, a cui spettava la decisione finale, di deliberare per il meglio – ha dichiarato Petrucci -. Quali club parteciperanno alle competizioni internazionali il prossimo anno?
È un’indicazione che ci deve venire dalla Lega di Serie A. È fra i suoi compiti. So che ci stanno lavorando e a breve lo sapremo.
Per quanto riguarda l’argomento mascherine che potrebbero consentire agli atleti di respirare durante le fasi di gioco, so che il Politecnico di Torino ha svolto uno studio sul basket, ma anche sugli altri sport, in funzione del Coronavirus. In questo momento ha ricevuto un incarico da parte nostra che nasce dal fatto che siamo stati i primi a fermarci e vorremmo essere i primi a ricominciare. Il basket è anche playground all’aperto e 3×3. Senza dimenticare i tanti tornei estivi che hanno caratterizzato la storia del nostro sport. Non appena avremo i permessi dal Governo per poter giocare all’aperto noi vogliamo ripartire. L’incarico che abbiamo dato al Politecnico di Torino è di studiare una mascherina che possa essere eventualmente utilizzata giocando all’aperto e che permetta una buona respirazione. È una possibilità che vogliamo verificare per questa estate.
Riprendere l’attività agonistica giocando all’aperto è un’opzione che non scartiamo di certo – prosegue il numero uno della FIP -, noi non dimentichiamo le nostre origini, ma le competizioni ufficiali non si giocheranno all’aperto. Non ci saranno campionati nazionali di 5 vs 5 per capirci. Non lo vogliamo noi, per i più diversi motivi, fra cui la sicurezza di pubblico e giocatori, e la FIBA, inoltre, non lo permetterebbe. La FIBA acconsente solo il 3×3 all’aperto come manifestazione ufficiale e ci trova d’accordo.
Giocare soltanto nelle regioni con minore indice di contagio? Non spetta a me dirlo. Non è fra i miei compiti.
Riprendere a giocare la prossima stagione senza pubblico significherebbe fare di necessità virtù. Non credo che i campionati possono stare fermi per così tanto tempo. Ne perderemmo in termini di concorrenza con gli altri sport, di rapporti in generale con i media, di sponsorizzazioni e ultimo, ma non ultimo per importanza, non dimentichiamo che la Nazionale a novembre deve tornare in campo.
Gare a porte chiuse in diretta tv in chiaro? È un problema di contratti che riguarda le leghe. A livello strettamente personale sono favorevole, più basket si vede in televisione, meglio è, più gente si innamora della nostra disciplina. Per quanto riguarda la responsabilità affidata ai medici sociali per l’attuazione dei protocolli di sicurezza credo sia una questione su cui è difficile esprimere un giudizio. È un ambito professionale su cui non ho le sufficienti conoscenze per esprimermi. Per me, e parlo da uomo della strada, avrei fatto come si fa in tutta Europa dove un positivo non provoca la quarantena di tutta la squadra e non bloccherebbe il campionato. Devo anche dire però che la decisione spettava, come è giusto che sia, al Ministero della Salute e a tutti gli scienziati che vi collaborano: essi hanno il quadro completo della situazione e hanno preso le decisioni che reputavano più giuste.
Non credo proprio che meno incassi, meno soldi dai diritti televisivi e meno introiti pubblicitari possano comportare un’emigrazione di massa dei migliori talenti del campionato per via che diverse società hanno meno risorse. La pandemia che stiamo vivendo è un problema globale, non solo italiano o europeo. Siamo nella stessa condizione di tutti i paesi più evoluti nel basket. Anche la Turchia, che in questi anni ha investito tanto nel basket, è ferma. Questo non vuol dire che non ci possa essere qualche contraccolpo nel senso di imprenditori che si possono tirare indietro o ridurre la propria presenza. Penso a quelle aziende, adesso in crisi, i cui titolari penseranno inevitabilmente prima ad operai e produzione e dopo alle sponsorizzazioni sportive.
Ripartenza burocratizzata, non sarebbe meglio, anche per lo sport, un richiamo al buon senso che gli italiani hanno dimostrato di avere? Queste decisioni appartengono ad una realtà al di sopra del nostro livello. Occorre, come ha fatto il Governo, seguire il parere degli scienziati e degli esperti. Nessuno di noi ha vissuto mai una pandemia. Per quanto mi riguarda, sono stato presidente del CONI per 14 anni, oltre che presidente della FIP. La mia filosofia è che si giochi quanto più è possibile, ma con tutte le sicurezze possibili. E a proposito di ripartenza, la situazione degli impianti sportivi in assoluto è deficitaria. Sono stato sindaco e so che sono stati anni duri per i comuni. È anche vero che l’Istituto per il Credito Sportivo e il suo presidente Andrea Abodi, che stimo, stanno lavorando per mettere a disposizione di tutte le società fondi per poter realizzare nuovi impianti. Nel basket, per quanto riguarda il vertice, sono a conoscenza che Cantù, Brindisi e Derthona, con l’importante spinta dell’imprenditore Beniamino Gavio, stanno lavorando per nuovi impianti.
La ripresa dell’ attività per quanto riguarda la pallacanestro in carrozzina non spetta alla FIP ma al Comitato Paralimpico. Avremmo voluto gestirla, ma il presidente del Comitato Paralimpico Luca Pancalli, mio ex vicepresidente al CONI, non ha voluto. Forse per un pizzico di gelosia. Per cui la risposta alla sua domanda la può dare solo Pancalli.
Per quanto riguarda le Olimpiadi di Tokyo, mi auguro di partecipare con la nostra Nazionale ai Giochi Olimpici del prossimo anno. I Giochi non iniziano il giorno della sfilata, ma mesi prima. Vorrei accompagnare almeno una delle due nostre Nazionali, maschile e femminile 3×3, che sono ancora in corsa per la qualificazione”.