Sport Report Magazine, webzine sulla pallacanestro a 360° ideato e diretto dal giornalista Mario Miccio, presenta una nuova rubrica: L’angolo del Coach.
Settimanalmente verranno proposti approfondimenti riguardo il basket europeo e d’oltreoceano; questa settimana sarà Coach Gino Sabatino, ex cestista italiano ed attualmente allenatore impegnato in diversi settori giovanili, a presentare un focus sui Boston Celtics, franchigia NBA attualmente 5° in Eastern Conference.
133 – 77 è il perentorio risultato col quale i Boston Celtics mantengono aperta una serie di 5 W: a farne le spese sono i Chicago Bulls del ritrovato Markkanen. Per gli amanti delle statistiche si tratta della vittoria in trasferta col margine più ampio in NBA (56 punti, al pari dei Supersonics dell’86) e allo stesso tempo della peggiore sconfitta della storia dei Bulls.
La vittoria allo United Center rappresenta un cambio di rotta fortemente voluto da coach Brad Stevens all’indomani delle tre sconfitte di fila patite contro squadre come Jazz, Hornets e Knicks (certamente non irresistibili) e che hanno lasciato in scia una serie di commenti per nulla velati da parte degli stessi giocatori circa il loro reale valore in questa lega. Dunque dentro i due Marcus, Morris e Smart, e fuori Hayward (che già a Charlotte per la prima volta nella stagione non partiva titolare) e Brown (che invece parte dalla panchina a New Orleans proprio all’inizio della serie vincente). Fino a quel momento i due erano stati i più bersagliati dai tifosi che ne invocavano all’unisono una “trade”.
In apparenza, l’inserimento dei due “mastini” in line-up può far pensare ad un “ripiego” in termini di maggiore aggressività difensiva e temperamento offensivo, che sicuramente hanno fatto la loro parte ma, nella sostanza, sono tutti i Celtics che sembrano girare meglio: Kyrie Irving non è più costretto a fare gli straordinari, liberato dal doversi caricare per larghi tratti di gara della costruzione e della finalizzazione dell’azione offensiva (che invece tornano utili se ripetuti in frangenti di tempo meno ampi); Jayson Tatum ha più libertà in attacco, soprattutto dall’arco, beneficiando della compresenza di “quasi” due PG in campo; lo stesso Hayward gode dell’ingresso in campo a partita iniziata, così da poter dare il suo apporto in punta di piedi, con un minutaggio più congruo ad esigenze di “inserimento”; stessa cosa dicasi per Jaylen Brown, ritornato ai livelli di efficienza offensiva dello scorso anno; e in generale si tira con oltre il 51% dal campo, ovvero quasi sette punti percentuali in più rispetto alla stessa statistica delle prime 20 gare di RS della scorsa stagione.
Statistiche importanti, certo, ma da prendere con le molle: a parte le insidiose trasferte di New Orleans e Minneapolis, gli impegni sono stati ampiamente alla portata, soprattutto in considerazione del fatto che si tratta di una squadra che in estate è stata sotto i riflettori, fin troppo verrebbe da dire, come seria candidata a regina dell’Est side. È da tenere presente, però, come coach Stevens abbia saputo cambiare l’ordine degli addendi riuscendo anche a cambiare il risultato: troppe volte, all’inizio di questa stagione, i Celtics si sono trovati a dover rimontare nel punteggio concentrando i possessi su Irving. Invece i Celtics sono una squadra che va forte quando riesce a ridistribuire i tiri e mettere 5/6 giocatori in doppia cifra. Adesso sembrano più in controllo con questo assetto che sicuramente va valutato alla lunga, ma che tuttavia pare sia attualmente l’unica strada percorribile per ridare ai Celtics credibilità per contendersi la corona ad Est dove intanto Raptors, Bucks e Sixers già fanno faville rendendo il tutto molto più interessante.