”La terra è piatta, ne sono convinto!”
A dirlo qualche tempo fa è stato Kyrie Irving, all’interno del podcast chiamato “Road Trippin'” che due suoi compagni di allora ai Cavs, Richard Jefferson e Channing Frye, registrarono insieme alla reporter di Fox Sports Ohio Allie Clifton sugli aerei che li portavano in trasferta in giro per gli States. A distanza di qualche anno, sull’argomento ci è tornato il n° 30 dei Golden State Warriors Stephen Curry, e ancora attraverso un podcast questa volta chiamato “Winging It” gestito, tra gli altri, da Kent Bazemore e Vince Carter degli Atlanta Hawks con la partecipazione eccezionale di Andre Iguodala. La star NBA chiese ai colleghi se effettivamente l’uomo fosse stato mai sulla luna, ottenendo soltanto reazioni quantomeno scettiche. Tuttavia, Curry ha sottolineato come non crede nelle immagini storiche del 20 luglio 1969, arrivando a citare una teoria alternativa secondo la quale sia stato ingaggiato il regista Stanley Kubrick per rendere il più credibile possibile il video e le foto del ”presunto allunaggio”.
Secondo Bleacher Report, la discussione sarebbe andata cosi:
Curry: “Siamo mai stati sulla luna?”
Gli altri giocatori: “Non credo”.
Curry: “Adesso in molti verranno a rimproverarci per questo, anche io non la penso così”.
Frasi che, inevitabilmente, non sono passate inosservate scatenando una reazione da parte della NASA stessa che, per bocca del portavoce ufficiale dell’agenzia Allard Beutel, ha replicato: ”Ci sono svariate prove che la NASA ha fatto atterrare 12 astronauti americani sulla Luna dal 1969 al 1972. Ci piacerebbe molto che Mr. Curry visitasse il laboratorio lunare nel nostro Johnson Space Center a Houston, forse la prossima volta che i Warriors saranno in città per giocare con i Rockets. Abbiamo centinaia di chili di pietre lunari immagazzinate lì grazie alla missione Apollo. Durante la sua visita, potrà vedere in prima persona ciò che abbiamo fatto 50 anni fa, così come quello che stiamo facendo ora per tornare sulla Luna nei prossimi anni, ma questa volta per restarci. Spesso riceviamo critiche da quelli che non vogliono credere nella riuscita della nostra missione, ma mai come nel caso dell’Apollo (la navicella arrivata sulla luna ndr) abbiamo la conferma del tracciamento del percorso da parte di astronauti inglesi e russi, ossia da parte di alleati e di nemici dell’epoca. Entrambe le agenzie ci inviarono lettere di congratulazioni, nonostante fossimo in competizione”.