Si chiude l’esperienza dell’allenatore livornese sulla panchina del club bresciano iniziata nel lontano 2011
Le strade della Germani Basket Brescia Leonessa e di Andrea Diana si separano. Si chiude, così, l’esperienza dell’allenatore livornese sulla panchina del club bresciano iniziata nel lontano 2011, quando il coach toscano approdò nel capoluogo lombardo nelle vesti di assistant coach.
Otto lunghe stagioni, nelle quali Diana ha lasciato un segno indelebile nel percorso compiuto dalla Leonessa, che quest’ anno festeggia la ricorrenza dei 10 anni della propria attività. Otto stagioni nelle quali, da assistente di Dell’Agnello e Martelossi prima e da capo allenatore a partire dal 2014, l’ allenatore labronico ha dato un grande contributo ai successi del club, legando il proprio nome alle imprese più grandi compiute fino a oggi.
La promozione in Serie A del 2016 dopo la splendida ed estenuante cavalcata dei playoff di A2, la salvezza raggiunta nel primo anno trascorso ai piani più alti del basket italiano, la semifinale di Coppa Italia del 2017 a Rimini e la finalissima del 2018 a Firenze, dove Brescia ha sfiorato la conquista di un trofeo che l’avrebbe fatta entrare nell’albo d’oro dei più grandi. E ancora, la semifinale dei playoff scudetto del 2018, conquistata grazie al terzo posto assoluto conquistato alla fine di una regular season vissuta a suon di record, con l’incredibile striscia iniziale di 9 vittorie consecutive, e terminata dopo un’avvincente serie con i futuri campioni d’Italia dell’Olimpia Milano, battuti dalla Germani in gara 1 sul proprio campo.
Diana, inoltre, legherà indissolubilmente il proprio nome anche alla prima storica partecipazione della Leonessa alle coppe europee, nella quale la squadra ha sfiorato l’altrettanto storico passaggio alle Top 16, per la quale sarebbe bastata una vittoria in più al termine del girone di qualificazione.
”Non è assolutamente facile per nessuno e per me lo è ancora di più perché sono stata sempre fiera ed orgogliosa dell’opportunità che ho prospettato ad Andrea nel 2014 – ha affermato Graziella Bragaglio, presidente della Leonessa Brescia –, proponendogli di diventare il nostro capo allenatore. Lui ha ripagato in pieno la mia, la nostra fiducia, a tal punto da crearmi un disagio notevole per una decisione che ritengo essere a tutela della sua carriera, che ha bisogno proiettarsi su altre sfide. Vedo questa scelta con la stessa lungimiranza di quando, con lo stupore di tanti, gli proposi di affidargli il nostro progetto tecnico: sono certa che non solo farà bene, ma stupirà ancora di più, perché oggi è un allenatore nel pieno della sua maturità professionale.
Le soddisfazioni reciproche di questi 8 anni conserveranno un valore storico che resterà scolpito nella vita sportiva e nei cuori di tutti noi. Lo sport è apparentemente semplice, in alcuni casi semplicistico: un campo, una battaglia, un vincitore, un perdente e il giorno dopo si ricomincia. Insieme ad Andrea lo abbiamo fatto innumerevoli volte. Questa di oggi, però, è certamente una giornata in cui il dispiacere prevale su tante altre emozioni. Ma non è come una partita persa: abbiamo solo esaurito il tempo di godere reciprocamente della sua piacevole presenza fatta di passione, professionalità e abilità, doti che Andrea ha mostrato in questo lungo periodo di permanenza a Brescia, portando nel suo modo di allenare quell’innovazione tecnica che ci ha consentito di raggiungere traguardi straordinari.
Spesso si parla della dura legge dello sport e questa è una di quelle. È sempre dura scegliere e prendere decisioni come questa, soprattutto quando si è in presenza di stima e affetto, ma lo facciamo con la consapevolezza di chi può comprendere, senza far fatica, che le scelte giuste vengono dall’esperienza e l’esperienza viene dalle scelte sbagliate. Questo è il vero miglioramento che abbiamo condiviso, questa è stata la caratteristica prioritaria di tutti questi anni in cui i risultati e le soddisfazioni non sono state frutto del caso ma di esperienze di vita sportiva e umana che ci hanno migliorato prima di tutto come persone e poi come professionisti dello sport.
Ringrazio ed auguro ad Andrea un numero di soddisfazioni talmente numerose da avere la difficoltà di poterle contare ma tutte da godere con il massimo della gioia per lui e per la sua famiglia”.
“Ritengo che Andrea Diana sia il più grande allenatore della storia della pallacanestro bresciana – chiosa il patron della Germani Leonessa Brescia Matteo Bonetti –. Senza offendere nessuno, credo che i risultati che ha raggiunto sulla panchina della Leonessa siano più importanti anche di quelli di grandi personaggi che lo hanno preceduto.
La sua è una storia importantissima all’interno del basket bresciano, costellata di tanti record. Il momento per me più emotivamente alto della sua esperienza a Brescia è la promozione dall’A2, giunta al termine di quattro serie di playoff tutte vinte a gara 5. Ricorderò per sempre la Gara 5 vinta a Scafati, così come l’ultima partita con la Fortitudo Bologna sarà ricordato come uno dei momenti più belli della nostra società. Con lui in panchina, ci sono state tante partite che ci hanno emozionato, anche in questa stagione.
Andrea è una persona straordinaria, prima di tutto onesta e corretta, come difficilmente si trovano nel proprio percorso. Una persona sincera, con dei valori umani altissimi. Andrea sarà sempre una parte importante della mia vita, lo testimoniano le tante sue foto appese sulla parete del mio studio: è lì che ci sono le immagini dei miei eroi”.
“Sono arrivato a Brescia – ha dichiarato il General Manager della Leonessa Alessandro Santoro – nell’anno in cui tutti erano pronti a fare quel salto di qualità per il quale numerosi tentativi e altrettante esperienze avevano forgiato il carattere di un giovane coach che si era guadagnato il rispetto di tutti coloro che da subito lo hanno preso a cuore. Andrea Diana ha rappresentato, rappresenta e rappresenterà l’immagine di un progetto che cresce e di un ragazzo diventato un uomo, pronto ad affrontare le più grandi sfide lontano da ciò che ha rappresentato la sua famiglia sportiva per così tanti anni.
Oggi vivo il dispiacere del distacco da un pezzo di storia della mia vita sportiva ed è altrettanto difficile viverlo con l’incertezza di aver fatto tutto il possibile per evitare che le strade di Andrea e della Leonessa si dividessero. Per carattere, provo sempre a creare lo stato d’animo ideale in chiunque deve affrontare una o più difficoltà: per me avere la sicurezza di aver dato ad Andrea il meglio per consentirgli di trovare le soluzioni giuste in una stagione complicata, ma per nulla negativa come in alcuni frangenti si è cercato identificarla, sarebbe presuntuoso e privo di quelle responsabilità che ognuno di noi invece deve necessariamente assumersi.
In una stagione ricca di ostacoli, aver resistito ha rappresentato un obbligo per lasciare aperte le prospettive di quella continuità in cui abbiamo sempre creduto, consegnando al tempo e al lavoro l’antidoto di una stagione difficile ma al tempo stesso sfortunata e condita da troppe aspettative che sin dall’inizio dovevamo soffocare con molta più forza di quanto siamo riusciti a fare. Oggi prevale il dispiacere per una decisione che non lascerà spazio alla rivincita sportiva. Una cosa che, ne sono certo, pesa di più e che è uno dei veri lati negativi del nostro lavoro.
Confrontarsi con tante variabili impercettibili, perché legate alla volubilità della gestione tecnica di una squadra, non è cosa facile: la realtà è che oggi Andrea chiude un ciclo che non sarà facile ripetere, portandosi dietro quel bagaglio di esperienza che gli ha consentito di consacrarsi come uno tra gli allenatori più importanti del panorama sportivo della pallacanestro italiana. Per questo sentiremo parlare ancora e bene di lui, per le sue qualità umane, per la sua professionalità competente e per il coraggio che avrà nell’accettare nuove sfide. Gli auguro di realizzare più di quanto sia presente nei suoi desideri”.
“Andrea Diana è stato un ottimo coach – parola di David Moss, capitano della Leonessa Brescia –, credo che la sua crescita negli ultimi 3-4 anni sia stata incredibile. Quando sono arrivato, era chiaro che fosse la sua prima esperienza come head coach: adesso, se mi guardo indietro, vedo un coach che ha il suo sistema, il suo modo di giocare e il suo modo di essere. Penso che sia quello che vogliono tutti: avere un coach capace, consapevole di quello che sta chiedendo ai suoi giocatori, abile nel capire chi ha davanti e come relazionarsi con la squadra.
Vederlo andare via per me è dura, ma lo capisco: è il business dello sport. È un ottimo coach e un grande uomo, spero che trovi una nuova panchina il prima possibile perché si merita l’opportunità di avere presto un’altra possibilità come coach. Sono felice che lui mi abbia dato la possibilità di crescere e di essere capitano: io sono arrivato a Brescia chiedendo solo l’opportunità di giocare e lui non solo me l’ha data, ma mi ha fatto crescere tanto, mettendomi alla prova e dandomi modo di esprimere qualità che neanche io sapevo di avere, come giocatore e capitano. Non posso fare altro che essere grato per questo, per quanto vinto insieme e per le esperienze fatte, sono contento che sia stato lui il coach che ha portato i più grandi traguardi nella storia di Brescia.
Mi dispiace vederlo andare via ma sono emozionato per lui, per le opportunità che gli si presenteranno. Gli auguro il meglio e lo ringrazio per tutto quello che ha fatto per la città, per la squadra, per la crescita di tutti e, personalmente, per la gioia che mi ha regalato facendomi giocare ancora a questa età. Grazie Andrea, in bocca al lupo per la tua carriera e per la tua vita”.
“Andrea è un ottimo allenatore, con cui ho condiviso 3 anni importanti – ha infine espresso il play della Leonessa Luca Vitali –. Con lui c’è un rapporto di grande stima, rispetto e affetto e penso che quello che ha fatto qui a Brescia in questi anni sia già entrato nella storia.
Dal punto di vista del gioco, è un allenatore che ha creato un sistema riconoscibile da tutti all’interno della pallacanestro italiana. I risultati che abbiamo raggiunto insieme sono importanti, così come il fatto di aver saputo superare le difficoltà che ci sono state durante il percorso: il primo anno, ad esempio, attraversammo un periodo difficile all’inizio della stagione e lo superammo insieme, stringendo un rapporto di grande stima. Con Andrea, infatti, riuscivamo a capirci con uno sguardo, un fatto che dà il senso di ciò che si è costruito insieme e che rimarrà dentro di me per sempre.
So che questo è il nostro lavoro, che queste sono cose che capitano, ma so anche che non toglieranno nulla al ricordo che tutti noi conserveremo. Sono convinto che per lui sarà l’inizio di una nuova sfida e che farà molto bene, ovunque andrà. Nel ringraziarlo per tutto ciò che ha fatto per me e per la crescita che mi ha consentito di fare come giocatore, auguro ad Andrea un grande in bocca al lupo per tutto ciò che andrà a fare”.