Dalla terza categoria al professionismo in pochi anni: Luciano Capponi ci racconta la favola del Monterosi Tuscia FC
Il Monterosi Tuscia FC sta vivendo la sua prima, storica, stagione tra i professionisti in Lega Pro.
Dai polveroni campi di terza categoria sino alla vittoria del campionato di Serie D nella passata stagione, un’appassionante cavalcata che ha condotto improvvisamente il Monterosi in una nuova dimensione del tutto sconosciuta per uno dei borghi più piccoli d’Italia – in provincia di Viterbo – con i suoi 4657 abitanti. Il factotum, simbolo dell’ascesa nei professionisti del Monterosi, è patron Luciano Capponi; dal 2014 ad oggi, Luciano Capponi si occupa attivamente della squadra di calcio di Monterosi, un piccolo e ridente paese nella Tuscia viterbese, alle porte di Roma, facendogli sposare completamente il progetto No Fair No Play e divenendone dal 2015 – fino a qualche giorno fa – anche Presidente.
Personaggio di assoluto rilievo, mai banale e dalle idee brillanti, Capponi ha accettato di rispondere ad alcune nostre domande a pochi mesi dall’inizio del campionato di Serie C. Ringraziamo, in tal senso, Federica Rogato (ufficio stampa e marketing del club ndr) ed il Presidente Capponi per la collaborazione.
Io sto affrontando l’avventura con la giusta dose di spirito, considerando che spirito è sia una dose di alcool o anche una realtà animica, spirituale.E la parola spirito cosa induce a sentire? Che deve essere per forza una cosa spiritosa, altrimenti sarebbe angosciosa e io non ho un’angoscia di procedimento, ma uno spirito di proseguimento e di avventura. Questo è un po’ il codice, il protocollo della strategia dell’emozione che mi pervade da quando sono entrato nel mondo del calcio e che, ovviamente, nessuno ha mai interrotto anche se c’hanno provato (ride ndr).
l progetti sono a buon punto con tutte le difficoltà che esistono in certi Paesi, in questo caso l’Italia, legati a realtà amministrative, burocratiche dove ci sono dei tempi da rispettare, ma i progetti stanno andando avanti. No Fair no Play è il cuore di Monterosi Tuscia Fc ed è una realtà con la quale abbiamo realizzato moltissimi eventi e continueremo. NFNP rappresenta un po’ il messaggio che il presidente lancia da quando è entrato nel calcio e vuole continuare a lanciare che prevede una realtà etica che un po’ manca nel settore, e il rapporto educativo giusto nei confronti dei bambini che devono giocare prima di tutto e non essere già da piccoli “merce” del business. Insomma, sono tanti gli argomenti e tutto questo che è cominciato nel 2007 continua e continuerà.
Anche a breve andare! Da una parte è una fortuna perché la squadra non ha pressioni di alcuna sorta perché oltre a non avere ultras non ci sono giornali che “attaccano” i giocatori come succede in alcune piazze. Però c’è il rovescio della medaglia perché – questo non avere pressioni esterne – può influire sulla determinazione della squadra quando entra in campo e specialmente nelle ultime partite l’abbiamo visto. Quindi stiamo lavorando per creare gli stimoli per consentire ai giocatori di trovare quella giusta determinazione per affrontare le partite.
A livello strutturale abbiamo presentato già i progetti. Potrebbe partire all’improvviso, noi ce lo auguriamo perché vorremmo prima di tutto realizzare il campo attuale, il Martoni di Monterosi, agibile per la Lega Pro. Per il centro sportivo ci sono tutte le premesse per mettere la prima pietra.
Lucchesi è una figura di un certo rilievo vista la sua esperienza nel calcio, la sua professionalità, ma specialmente – e questo lo può dire solo una persona che lo ha conosciuto nel profondo come ho fatto io – persona di straordinaria umanità e che ci sta aiutando a 360° ad entrare a piedi pari nel professionismo.
Mi aspetto poco: certamente un allenatore in quattro giorni non può fare un miracolo, anche se a volte accade. Tra l’altro abbiamo due squalificati e cinque in infermeria quindi giocheremo con la squadra davvero ridotta ai minimi termini. Questo, ovviamente, non crea scusanti, la partita si fa lo stesso, però non mi aspetto nulla. Siamo ancora in fase di passaggio: se poi arriva un punto, meglio. Il nuovo Cda, invece, era necessario perché è la giusta struttura di un campionato professionistico. E’ composto da vecchi amici e nuovi amici e la cosa importante è che tutti i partecipanti del Cda sono all’interno di No Fair No Play, all’interno di ciò che io ho creato in questi anni. Siamo tutti concordi e unanimi nelle scelte al di là della forma: la sostanza che ci lega è fatta di rispetto, amicizia e trasparenza. Quindi è soltanto un braccio operativo necessario.