Strutture sportive indisponibili e protocolli anti COVID-19 esosi e farraginosi stanno affossando l’attività sportiva di base in Italia nel silenzio generale delle Istituzioni
La pandemia causata dal nuovo Coronavirus SARS-CoV-2 ha generato una quantità di danni inenarrabile dal suo avvento in Italia e nel resto del mondo.
Il comparto sportivo di base a livello nazionale, dallo scorso marzo, è stato uno dei settori maggiormente colpiti dalla crisi: in ginocchio le attività sportive di base di ogni genere come la danza, il minibasket, la scuola calcio, il nuoto, il fitness, il minivolley etc. con migliaia e migliaia di associazioni e società sportive dilettantistiche tartassate dalle spese ed oramai al collasso e stremate a causa della reiterata chiusura adottata dal Governo – con la sola eccezione di un brevissimo periodo in cui si è potuto operare la scorsa estate.
La mancanza di una soluzione nel breve periodo a questa situazione potrebbe generare danni incalcolabili sia a livello economico per l’intero settore che a livello fisico e psichico del singolo individuo con l’aumento dei più che probabili problemi di salute legati all’obesità e alle malattie cardiovascolari. A tal proposito, riceviamo e pubblichiamo la lettera da parte dell’Associazione ‘Operatori Sportivi Riuniti’ a firma del presidente Noli Maurizio:
Roma, lì 18 febbraio 2021
Spett.le Redazione
Prima di evidenziare, con la presente, alcuni aspetti che ci preme sottoporre alla vostra autorevole attenzione, è premessa una doverosa presentazione.
Chi scrive è il Presidente di un’associazione, denominata O.S.R. (Operatori Sportivi Riuniti), che si occupa della tutela dei diritti dei collaboratori sportivi, gestori o proprietari delle strutture del settore. Nell’ultimo anno il settore sportivo ha dovuto affrontare, come molti altri settori produttivi del Paese, una criticità in termini economici che va ben al di là della propria possibilità di reazione.
Si è assistito ad un’assurda mattanza dello Sport di base, e con esso, di tutte quelle persone che ne traevano un reddito. Ad aggravare ulteriormente una situazione che ha messo in ginocchio milioni di sportivi è stata questa sconcertante decisione di tenere ad oltranza le strutture chiuse, senza peraltro motivarne le necessità reali, a colpi di Dpcm, omettendo di voler prendere in considerazione quanto l’O.M.S. ribadiva con studi scientifici e dichiarazioni autorevoli “lo sport fa bene ma, cosa ancor più importante, aumenta e rafforza le difese immunitarie di quanti lo praticano abitualmente”.
I vari decreti rilancio o ristori, che si sono susseguiti in quest’ultimo anno, seppur lodevoli nell’intento, in quanto vertevano sulla necessità di dare un sostegno economico alle attività e ai professionisti in difficoltà, hanno finito per generare ancor più insicurezza e disuguaglianza tra gli appartenenti al settore. La norma, riferibile agli articoli del decreto, crea preoccupazione e disagio tra gli operatori. A parere dello scrivente, tenendo in debita considerazione il periodo di incertezza che il Paese sta vivendo, dovrebbe essere lo Stato, con i propri uffici governativi, a stabilire quali siano gli individui in possesso dei requisiti, verificarne le condizioni e elargire, con metodi di uguaglianza, gli aiuti di Stato in maniera automatica.
Vi sono diverse criticità che vorremmo sottoporle, alle quali, siamo certi, si potranno porre opportuni accorgimenti:
• In primo luogo si evidenzia come, ad oggi, non esista un albo al quale si può far riferimento con lo scopo di indirizzare i sussidi agli aventi diritto. Di fatto si può ritenere al contrario che, prendendo in esame le certificazioni uniche che le strutture inviano al termine della stagione all’Agenzia delle Entrate e le dichiarazioni presso lo stesso ente, al quale risultano i redditi per collaborazioni sportive degli operatori si può accertarne l’occupazione a titolo di collaborazione sportiva.
Se tale condizione fosse stata presa in esame, probabilmente non avremmo assistito a questa assurda elargizione a cascata, che nient’altro fa se non creare imbarazzanti marchette elettorali. Lo scopo dei Bonus Sport doveva essere quello di fornire ai collaboratori sportivi un piccolo mezzo di sostentamento per questo blocco lavorativo non certo voluto.
• In considerazione del fatto che il sussidio in esame non aveva modalità di concessione chiare, si assiste tutt’oggi ad una scorretta elargizione e disuguaglianza. Per meri errori non dolosi, commessi dai richiedenti, CAF, commercialisti o molto spesso dagli enti preposti al pagamento che, per il tramite dei propri Call Center, davano indicazioni errate e sconclusionate, vi sono numerosi operatori che si trovano costretti nel limbo decisionale tra i due principali Enti eroganti, INPS o Sport e Salute, intenti nel mentre, a scaricarsi responsabilità su chi debba erogare il contributo, in quali termini e il tutto solo a causa di un cortocircuito decisionale e una mancata comunicazione tra gli stessi.
• I Ristori per le strutture sono stati elargiti con modalità indecifrabili. Sarebbe stato probabilmente più corretto, anche in questo caso, prendere in esame i bilanci dell’anno precedente, fare riferimento ai mesi di chiusura, ed erogare gli aiuti in percentuale alle reali perdite.
• Una grave criticità si evidenzia ancora per le strutture che si trovano in regime fiscale S.r.l. I codici A.te.co non sono tutti inseriti all’interno del Decreto, ragion per cui, non viene corrisposto alcun Ristoro ma, di fatto, si chiedono ai predetti il pagamento delle rate in modalità trimestrale dall’Inps. Sarebbe stato opportuno sospendere il pagamento, anche in virtù del fatto che le strutture nell’ultimo anno hanno potuto svolgere la propria attività per soli quattro mesi. Al contrario si potevano chiedere i pagamenti nel caso in cui queste strutture avessero ottenuto gli aiuti di Stato.
• La chiusura delle attività sportive ha comportato una grave assenza di ambienti idonei e professionisti certificati, che improntavano la propria attività in relazione alle esigenze di persone, anche diversamente abili o che necessitavano di attività connesse al proprio benessere fisico.
• Occorre un urgente intervento di sensibilizzazione dell’opinione pubblica sulle necessità e sui reali benefici che l’attività fisica svolge per il nostro organismo, così come peraltro stabilito dalla Organizzazione Mondiale della Sanità e ribadito negli ultimi interventi. Sarebbe auspicabile, in tal senso, prevedere la possibilità di concedere, quale sinonimo di attenzione alla salute pubblica, un voucher economico in percentuale al costo dell’abbonamento, dedicato allo sport, che possa prevedere anche, per coloro che decidono di dedicare al proprio benessere le giuste attenzioni, la possibilità di scaricare dalle tasse una percentuale anche con riferimento al proprio Isee annuale.
Urge predisporre una celere riapertura del settore che, così come evidenziato in più sedi, anche a livello mondiale, ha dimostrato grande maturità nel periodo in esame e al quale sono state richieste misure preventive con protocolli sanitari talvolta gravosi, anche in considerazione del fatto che venivano demandati senza consentirne i tempi di adeguamento. Una riapertura delle strutture, nel rispetto dei protocolli dettati anche nelle fasi precedenti, consentirebbe alle strutture di riprendere le proprie attività e fornire, in questo modo, un valido apporto anche economico-sanitario al Paese.
Non va inoltre posto in secondo piano il fatto che garantirebbe alle casse dello Stato un significativo risparmio di prestazioni, sgravando il Sistema Sanitario Nazionale da spese per cure non preventivate e finora sotto controllo anche grazie all’attività sportiva svolta all’interno delle strutture. Occorre tenere ben presente che l’attività sportiva, spesso, viene svolta allo scopo di arginare il susseguirsi di patologie che altrimenti potrebbero prendere il sopravvento su buona parte della popolazione. In merito a quanto detto, O.S.R. ha redatto un documento nel quale, dati ed evidenze scientifiche documentate, evidenzia le criticità sanitarie alle quali, presto, buona parte della popolazione potrebbe andare incontro.
Spett.le redazione, ci rivolgiamo a voi affinché, per il vostro tramite, si possa dar voce ad una categoria dimenticata dallo Stato e cercare ragionevoli soluzioni alle criticità evidenziate per sanare, in maniera celere e definitiva, le iniquità che si sono create con decreti talvolta irragionevoli, inquisitori e difformi rispetto al reale contesto sociale. Il nostro settore vuole contribuire in maniera significativa e professionale al superamento di questa grave fase e lo vuole fare nel rispetto dei dettami legislativi.
Siamo consci che, al pari di tante altre attività, lo sport possa rinascere senza nuocere al superamento della grave crisi epidemiologica in essere e allo stesso tempo, possa creare esclusivamente benefici alla salute pubblica anche sotto l’aspetto psicologico. È difficile rappresentare in poche righe il disagio di migliaia di operatori, che dedicano la propria vita a questo mondo e dei cittadini che a questo sono dediti.
Chiediamo di avere voce e poter rappresentare, in maniera costruttiva, le nostre esigenze che devono essere considerate primarie, al pari di un qualsiasi altro settore produttivo, in quanto lo Sport oltre che generare, su base annua, un valore della produzione superiore ai trenta milioni di euro, contribuisce al P.I.L per 1,9 % e, ancor più significativamente, vanno visti i dati relativi all’indotto, oltre i sessanta miliardi di euro ed una percentuale del 3,8 % nella composizione del P.I.L nazionale infine, ma sicuramente l’evidenza più importante, è che lo Sport produce benessere e salute per tutta la cittadinanza.
Ci è particolarmente gradito, porgere a tutti voi un ringraziamento nella speranza che, il nostro settore, possa avere, per il vostro tramite, un minimo di visibilità e che questo possa contribuire attivamente alla ricerca di una possibile soluzione, prima che venga conclamata definitivamente la morte del settore sportivo di base.
IL PRESIDENTE O.S.R.
Noli Maurizio