Andrea Pecchia, ala ventiduenne della Pallacanestro Cantù, si racconta a Cantieri Aperti fra passato, presente e futuro
Riparte di slancio e riparte sul parquet la settimana di Cantieri Aperti 365 che nella sua prima video-chat della settimana ha avuto come ospite Andrea Pecchia, ala della Pallacanestro Cantù.
Classe 1997, Pecchia è certamente uno dei giocatori in rampa di lancio del basket italiano, seppur dopo soltanto una stagione – peraltro non conclusasi – nella massima serie:
”Sono soddisfatto della prima stagione in Serie A – ha detto l’ala numero 32 di Cantù – mi sono trovato subito in un bell’ambiente, è stato fondamentale in quanto mi ha dato subito la giusta fiducia ed il giusto coinvolgimento. Molto importante è stato il rapporto con coach Pancotto. Sentire la fiducia dell’allenatore che ha il maggior numero di panchine in Serie A è un qualcosa che mi ha subito tranquillizzato”.
Dopo lo scudetto U17 vinto nel 2013 con l’Olimpia Milano da 12esimo, questo è stato il suo primo vero impatto con la Serie A: ”E’ un mondo completamente diverso rispetto alla A2 e non solo perché ci sono più americani. La cosa che noto dopo ogni step di crescita che faccio è che l’area diventa sempre più piccola, così devi trovare dei modi per fare canestro sempre più complessi. La difficoltà più grande è quella di abituarsi a questa grande fisicità”.
Il suo trampolino di lancio sono state le 3 stagioni a Treviglio con coach Vertemati: ”Per me è stato un passaggio fondamentale in quanto ha rappresentato la mia prima esperienza vera a livello senior. Adriano Vertemati mi ha decisamente aiutato a crescere, anche dal punto di vista mentale. Anno dopo anno mi sono guadagnato la fiducia, fino alla cavalcata dello scorso anno. E’ nato un rapporto speciale con lui, se ho bisogno di un consiglio glielo posso ancora chiedere”.
La ricetta per la crescita in fondo è facile: ”Penso che a quest’età un ragazzo debba giocare, non basta allenarsi ad alto livello perché l’impatto con la gara ufficiale è totalmente diversa. E poi deve avere la possibilità di sbagliare”.
Così sta nascendo un giocatore che negli States definirebbero un ‘glue guy’:
”E’ ciò che amo fare.
Magari non faccio 30 punti a partita, ma se vedi il tabellino sporco sempre tutte le caselle. Cerco sempre di rendermi utile. Non mi faccio problemi a dire la mia con nessuno, che sia americano o un giovanotto. Mi dicono che sono duttile, cerco di fare sempre quello che serve alla squadra”.
Al PalaDesio quest’anno hanno imparato ad apprezzarlo e anche l’ambiente canturino ha rappresentato una marcia in più: ”E’ un ambiente incredibile, vivo di queste cose, mi danno tanta energia e forza per fare una giocata in più. Ho scelto Cantù anche per il pubblico, mi carica molto la pressione che c’è all’inizio e la trasformo in voglia di giocare. Un peccato che il campionato sia stato interrotto perché ci saremmo giocati l’accesso ai play-off, ma se non si poteva fare diversamente”.
Guardando al futuro, Pecchia vuole scalare ulteriori step dopo aver raggiunto la Nazionale maggiore: ”L’obiettivo è di provare a fare uno step in più rispetto all’anno prima, migliorare sotto l’aspetto tecnico che può essere quello del tiro da tre punti per diventare ancor più completo. E poi tra qualche anno, quando sarò pronto, ho un sogno: quello di provare a giocare in Eurolega. Per quanto riguarda la Nazionale Senior, sono stato davvero sfortunato a febbraio visto che quando sono stato convocato ho dovuto rinunciare per un problema alla caviglia”.
Anche se l’azzurro Andrea Pecchia lo conosce bene visto che è stato capitano della Nazionale ai Mondiali Under17 a Dubai nel 2014: ”Un’emozione incredibile, il giorno che mi hanno detto che sarei stato nei 12 è stato uno dei momenti che ricordo con più piacere della mia carriera. E se poi penso che in quella competizione c’erano anche Jayson Tatum e Malik Newman con gli USA e Isaac Humphries con l’Australia è ancora più piacevole il ricordo di essermi confrontato con i migliori al mondo”.